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Anoressia (e/o ideale anoressico) - alcune sfaccettature

 

Si è portati a pensare che l’anoressia sia solo restrizione assoluta alimentare.
Così come si pensa che una persona ammalata di anoressia sia solo una persona di pochi chilogrammi.
A me sembra decisamente riduttivo!
E’ vero che molte persone arrivano a pesare pochi chili, ma quelle stesse persone quando hanno cominciato a variare la loro alimentazione pesavano diversamente e non erano forse comunque anoressiche?
Il vocabolario descrive l’anoressia mentale come sindrome nevrotica caratterizzata dal rifiuto sistematico del cibo e questa è l’idea comune delle persone, ma assolutamente riduttiva e incompleta del dramma che si vive.
L’anoressia è una forma mentis.
Quando io ero anoressica ho vissuto brevi periodi di digiuno. Ricordo le mie giornate profondamente ossessive. Ogni cosa aveva orari. Il mio ideale di perfezione era assolutamente surreale. A scuola dovevo avere tutti 11: un 9 era un fallimento.
I cibi erano accuratamente selezionati. Gli affetti dovevano essere controllati. Ogni cosa doveva essere sotto il mio controllo e se non lo era vivevo frustrazioni dolorose. Non sentivo la stanchezza grazie all’iperattività e ai nervi anoressici che mi tenevano su in una forma di euforia onnipotente.
Se qualcuno mi diceva che qualcosa non andava io non gli davo retta, io sapevo cosa dovevo fare.
Io ero anoressica in tutto, in tutte le sfere della vita.
Avevo grandi problemi relazionali con le compagne di scuola.
Facevo tanto sport. Tantissima corsa. E mi nutrivo, ma a modo mio.
Ricordo un periodo durante il quale avevo grandi crisi di nervi ogni volta che qualcuno mi contraddiceva. Era il mio mondo e doveva andare avanti così, anoressicamente con un controllo compulsivo…. Che però non poteva durare! Da un punto di vista ponderale non si vedeva, ma gli atteggiamenti erano molto particolari.
Stavo male, volevo scomparire, mi vedevo enorme, eppure mi nutrivo: con i miei schemi, con i miei riti e programmi, con cibi concessi ed altri tabù.
Continuerò nel prossimo post….
ChiaraSole
L'infinita sofferenza non ha bisogno di etichette esterne... esiste e basta e non è meno dolorosa per questo, anzi, lo è di più, perchè NON SI VEDE!


Buona Riflessione......

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