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DISTURBI ALIMENTARI: QUANDO TI DICONO NON SI VEDE CHE STAI MALE

CHE DOLORE esperienza e testimonianza

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Disturbi alimentare: che dolore quando ti dicono che non si vede che stai male

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DISTURBI ALIMENTARI: QUANDO TI DICONO NON SI VEDE CHE STAI MALE

“NON SI VEDE/NON SEMBRA CHE STAI MALE!!!!”

Quante volte mi hanno detto questa frase e quante volte mi sono sentita morire non appena la sentivo… "Stai male?!?! Non si direbbe!" Proprio io, io che ogni giorno per non sentire, o meglio, per cercare di non sentire, il mio dolore concepivo come una questione di vita o di morte avere il corpo in un certo modo, cioè fare di tutto per non averlo. La cosa più importante per me e che mi illudevo puntualmente di mostrare, era che attraverso di esso si vedesse che stavo male e soprattutto nella mentalità anoressica, QUANTO soffrivo... Ogni chilo che scivolava via dal mio corpo mi dava l’illusione di sembrare più piccola, indifesa, che nessuno avrebbe più potuto farmi del male … ma che tutti avrebbero potuto compatirmi... le persone che si giravano a guardarmi per strada a causa dell'estrema magrezza mi facevano sentire importante finalmente... e quando quelle stesse persone dopo tempo mi dicevano: “Ma ora non stai bene??? Non sembra proprio che tu stia male” solo perchè ESTETICAMENTE avevo ripreso sembianze più umane,io lo vivevo come il fallimento più grosso della mia vita. Non sono neanche in grado di mostrare quanto sto male,che anoressica sono se non peso più tot??? Mi ripetevano delle voci tutto il giorno, dentro la mente,come interminabili singhiozzi interiori. Quella sensazione di fallimento,di inadeguatezza,di voler essere protetta e coccolata me in realtà valenze ben più profonde di ciò che credevo “solo” limitato ad un ideale anoressico,ma solo grazie al mio percorso sono riuscita a comprenderle …. E a mano a mano che dopo essermi AFFIDATA ho iniziato a lavorarci,il mio modo di vedere lentamente è iniziato a cambiare e mi sono chiesta per la prima volta…” se il mio peso fosse stato di un chilogrammo, se fossi andata in giro scheletrica... davvero si sarebbe visto quanto soffrivo, quella profonda sofferenza sarebbe stata spiegata?” dicevo che la mia sofferenza era tanto grande... ma la sminuivo io stessa se la ritenevo circoscritta ad un peso e ad un determinato corpo... Dicevo che nessuno mi capiva,ma ero io la prima a non capirmi… perciò anche quando la gente mi diceva "ma non sembra che stai male!!!" il mio traduttore interiore anoressico ha iniziato per la prima volta a pensare “ ma non si è mai visto quanto stavo male".. ed è proprio così, non si sarebbe MAI visto quanto stavo male, altrimenti sarebbe stato semplice uscire da tanto dolore, da questa malattia, perché sarebbe bastato riprendere peso e tornare a mangiare/non vomitare/non abbuffarsi ecc ecc… E’ come se nell’altro io stessa cercassi una conferma del mio male, cercassi il permesso per soffrire, ma nessuno poteva dirmi quanto e se esisteva in me del dolore: SOLO IO! Ci è voluto del tempo, ma io ho iniziato a dare meno peso al mio corpo dopo che, grazie al mio percorso introspettivo, ho capito che in realtà tutte le volte che mi concentravo su di esso non volevo pensare ad altro, e che quindi dietro c'era una marea di dolore e traumi a cui io razionalmente neanche avrei mai dato peso... lavorando su me stessa e soffrendo sul vero dolore e non più su un dolore "sterile" cibo, corpo ho iniziato a vederli con occhi diversi,e anche una frase tagliente come NON SI VEDE CHE STAI MALE mi ha permesso di capire che un commento fatto dall’esterno può anche essere il peggiore del mondo,ma ogni cosa in fondo ha il potere che gli diamo noi. Perciò ragazze chiedete aiuto,perché con queste malattie a qualsiasi peso si rischia la vita, con qualsiasi corpo la vostra sofferenza è ENORME e ha tutto il diritto di essere compresa e capita!!! E’ difficilissimo affidarsi,ma credetemi se vi dico che ne vale la pena. Ognuno di noi merita di vivere al meglio e io auguro con tutto il cuore ad ognuna di voi di iniziare a farlo il più presto possibile.

Un abbraccio Giulia

Un post condiviso da ChiaraSole Ciavatta (@chiarasolems) in data:

 

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