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food victim "la sacralizzazione delle diete"

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La sacralizzazione delle diete

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idea immagine Vittorio Riguzzi produzione Claim.Lab

La sacralizzazione delle diete (prima parte)

Avete fatto caso che le pubblicità di diete e cibi light usano spessissimo riferimenti religiosi o spirituali ?
Forme che richiamano i simboli sacri, colori tendenti al bianco puro della mistica, nomi esotici provenienti da qualche ashram di meditazione trascendentale, e le migliori tecniche di “marketing del sacro” a creare attorno un senso di pace spirituale, salvifica e resurrezionale, che avvicina il bramato cibo light all’ostia sacra dei cristiani o all’agnello redentore. Affascinante processo di empirizzazione del sacro, di distillazione enogastronomica del cibo depurativo che toglie i peccati del mondo meglio di un lassativo. Se l’ostia si limita a purificare una eventuale colpa già commessa, i nuovi additivi magici che riempiono le farmacie riescono invece a “prevenire” la colpa e il peccato, impedendo l’assorbimento dei grassi o degli zuccheri, come una vera propria immunità contro il peccato di gola commesso a posteriori, per un cibo che passa nell’intestino senza sporcare la fedina morale del peccatore gastrico. Mito potentissimo, a cui nemmeno gli antichi greci avevano pensato, il peccato che non corrompe, il cibo che non fa ingrassare, il dolce per il diabetico, il ragù che non macchia la tovaglia della nonna. Ma ancora oltre: il cibo che fa dimagrire mentre lo mangi, bruciando calorie o ingabbiando i grassi in una specie di esorcismo pre-digestivo. Miracolo moderno di un redentore chimico che ha come profeti e messia delle ragazzine photoshoppate e sorridenti che si affacciano dal televisore 3D subito prima del telegiornale per diffondere ai fedeli la sacra gasto-profezia della nuova dieta detox.
Prendete e mangiatene tutti, questo è il pane quotidiano senza carboidrati, offerto per voi e per tutti dallo sponsor della trasmissione, per la prevenzione dei vostri futuri peccati di gola.

dott. Matteo Mugnani

La sacralizzazione delle diete (seconda parte)

Evviva, gioite, rallegratevi, esultate, osanna.
La fine della vostra battaglia quotidiana con le calorie è finalmente arrivata.
Dall’America, paese notoriamente esportatore di sintomi.
Si chiama “Enviga”, e ha la forma rassicurante di una comune lattina di bevanda gassata.
Il gusto è a scelta: te verde, fragola o pesca.
La magia sta tutta nell’effetto calorico negativo.
Senti come suona bene: effetto calorico negativo.
Negativo perché, come promette l’azzeccatissima pubblicità, quando la bevi, anziché introdurre calorie nel corpo, ne bruci 100.
Più precisamente, ogni lattina ne brucia 33, ma siccome la pubblicità mostra 3 lettine da 33 cl, il messaggio è che “ogni 3 lattine, bruci 100 calorie.
Magia, sim sala bin, Eureka, Miracolo !!!
Ma come è possibile? Come fa? Quale misteriosa alchimia?
Semplicissimo: contiene caffeina. Come tutte le altre bevande già in commercio.
Neanche tanta, 100 mg a lattina, come un caffè americano o una Red Bull.
Contiene caffeina che accelera il metabolismo corporeo e di conseguenza, almeno in teoria, produce un maggior consumo di calorie. Detto anche effetto termo-genico. Fa accelerare le funzioni fisiologiche: il battito cardiaco, la temperatura, la respirazione, la sudorazione, e questo fa bruciare qualche spicciolo di caloria.
Più precisamente, Enviga ha 5 calorie per lattina, e la “promessa” pubblicitaria, al netto degli asterischi, è di bruciare da 60 a 100 calorie per ogni 3 lattine bevute.
Calcolatrice alla mano: 60 (calorie) diviso 3 (lattine) fa 20 (calorie idealmente bruciate per lattina).
E 20 (calorie bruciate per lattina) meno le 5 calorie contenute in Enviga fa 15.
Dunque 15 calorie ipoteticamente bruciate, o meglio fatte bruciare al corpo, per ogni lattina.
Non è dato sapere se l’effetto è garantito sulla singola lattina o solo dopo averne bevute 3.
Che comunque farebbe 15 per 3 = 45 calorie bruciate idealmente dopo aver bevuto 3 lattine e speso quasi 5 dollari. Lo stesso effetto di una rampa di scale. In discesa. Che peraltro è gratis e non fa venire né il mal di pancia né tutti gli altri effetti collaterali tipici delle bibite gassate, che per eleganza non cito.
Dunque tutta la magia è racchiusa nel claim, nello slogan pubblicitario: azzeccato, seducente, attualissimo, polaroid impietosa della società contemporanea, delle sue ossessioni più diffuse e della sua attesa messianica di una soluzione tecnica miracolosa. "L'alzati e cammina" di cristiana memoria cede dunque il testimone al più rassicurante "mangia e dimagrisci", che soddisfa contemporaneamente le esigenze del mercato economico e del narcisismo estetico.
Ma se non vi piacciono le bibite gassate, non preoccupatevi, c’è sempre una seconda soluzione, almeno se siete donne o travestiti: il rossetto “slenderize” di Sephora, un lucidalabbra glamour che promette di far dimagrire grazie all’estratto di “garcinia cambogiana”, una pianta tropicale che inibirebbe l’assorbimento di zuccheri.
Insomma la morale è evidente: siamo già proiettati nella nuova era post-dietologica: il cibo che fa dimagrire, per di più saggiamente esportato anche su generi di consumo extra-alimentari come i rossetti. C’è da scommettere che entro breve lo stesso effetto sarà esportato su creme dopobarba, saponette, shampoo, scarpe, guanti, cuffie stereo, occhiali, computer, o chissà che altro.
E in tutto questo orizzonte desolato e tragicomico, il grande escluso resta il corpo, quella cosa che un tempo ebbe così tanto successo e valore, che fu sede prediletta di emozioni e passioni, oggi passato di moda, indesiderato, presenza scomoda e malfidata, come un oggetto di antiquariato che male si coniuga con le attuali passioni virtuali e ipocondriache. Dopo questo medioevo tecnologico e apatico, attendiamo con urgenza un rinascimento che riporti il corpo al suo posto naturale, e dunque d’onore, lontano dai calcoli matematici delle calorie e dei centimetri, lontano dalle fobie da contatto emotivo.

dott Matteo Mugnani

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