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 Disturbi Alimentari e maternità

Riflessione testimonianza

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La mia esperienza

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Disturbi Alimentari e maternità

Mi chiamo Silvia, ho sofferto per 15 anni di Anoressia e per 3 anni di Binge.
Da diverso tempo sono guarita e oggi sono mamma di Vittoria, che ha 2 anni e sono in attesa di un'altra bimba.
Mia figlia è il mio mondo ed essendo piccola adesso la mia vita ruota intorno a lei.
Essendo consapevole di quanto accudirla mi assorba ogni giorno e di quanto per un lungo periodo, alla sua nascita, inevitabilmente io abbia dovuto “annullarmi” completamente come donna e come individuo per soddisfare i suoi bisogni, ho pensato di scrivere qualche riflessione relativa alla maternità, ragionando sul mio passato.

In tutti i miei anni di malattia ho intrapreso parecchi percorsi di cura, a livello ospedaliero e non solo, e ho avuto la possibilità di conoscere tante ragazze, molte delle quali mamme... malate come me!
Ora che sono mamma anch'io, mi rendo conto della grandissima fatica che queste donne hanno fatto... combattute tra sentimenti ed emozioni contrastanti verso i loro figli e verso se stesse.
Un figlio è un dono, bellissimo, una gioia e un orgoglio, ma è anche un grande impegno, una responsabilità e richiede tantissima energia e presenza fisica e mentale!
Oggi mi domando come avrei potuto prendermi cura di un'altra persona, strettamente dipendente da me, dal momento che non ero neanche in grado di provvedere al mio benessere!
Per questo stimo, oggi più che mai, le mamme malate che ho conosciuto che hanno deciso di intraprendere un percorso di cura, che hanno accettato di mettersi in discussione per riprendersi la loro vita, anche per il bene delle proprie creature.
Durante la cura è fondamentale imparare a prendersi cura di se (da tutti i punti di vista, alimentare e non solo), giorno dopo giorno e questo richiede forza, costanza e concentrazione per chi da tempo si fa del male tentando di soffocare emozioni e dolori.
Diventare genitore può spesso riaprire anche ferite storiche, dinamiche malate instaurate coi propri genitori e per non riversare antichi rancori sui nuovi nati occorre avere fatto pace e comunque risanato le proprie relazioni familiari.

GUARIRE DAI DISTURBI ALIMENTARI SI PUO', con ogni condizione, familiare ed economica, anche le più disagiate, non ostinandosi a volere farcela da sole, ma affidandosi a persone competenti e fidandosi di loro.
Ho visto guarire e stare bene, con l'aiuto degli specialisti, tante persone insieme ai loro bimbi e alle loro famiglie e costruire rapporti sani, solidi ed equilibrati.
Io personalmente ho fatto tantissimi tentativi prima di trovare l'equipe giusta per me, ho perso a volte la speranza e mi sono abbattuta convinta di dovere convivere col mio disturbo alimentare.
Devo ammettere che poi, incontrati i professionisti che poi mi hanno salvata, nonostante fossi certa e determinata nella mia scelta e decisa a mettercela tutta, il percorso verso il recupero della mia vita è stato lungo e difficile e non sono mancati i momenti di sconforto.
E' molto dura lottare da soli e per se, farlo anche per il proprio figlio, lo è ancora di più!

Ricordo che tra gli svariati medici che ho consultato negli anni peggiori della mia malattia, ne ho incontrati diversi che sostenevano fosse necessario per guarire avere un figlio e affrontare una gravidanza.
Fortunatamente all'epoca non avevo accanto la persona giusta con cui decidere di diventare genitore e le mie condizioni fisiche (ero in forte sottopeso e senza ciclo mestruale da anni) non mi avrebbero, probabilmente, permesso di sostenere una gravidanza!
Oggi rabbrividisco al solo pensiero della teoria sostenuta da queste persone che non mi pare neanche corretto chiamare medici!


Diventare mamma per me è stata una scelta meditata e consapevole fatta insieme al mio compagno, dopo avere a lungo lavorato al nostro rapporto che era stato intaccato, come tutti i rapporti della mia vita (dal rapporto coi miei genitori alle amicizie…), dalla malattia, nel corso degli anni.

Il nostro passato farà sempre parte di noi, ma noi non siamo il nostro passato, possiamo essere persone diverse con un bagaglio di esperienze da cui potere scegliere di attingere per agire diversamente, non per replicare ciò che è stato.
Ma prima bisogna prendere atto, accettare e digerire ciò che ci ha fatto male, solo così possiamo dire di averlo superato e compreso.

Tutto è possibile, i figli sono una benedizione in quanto vite umane, se sono al mondo possono dare tantissimo e possono essere delle grandi risorse, durante la cura ma non ascoltate e soprattutto non credete (spero che non esistano più) ai fantomatici esperti che decantano la maternità come possibile cura dei disturbi alimentari!
Trovo che sia comunque anche molto scorretto, da parte di un genitore investire dei neonati, dei bambini del ruolo di “guaritori”, il lungo cammino della cura è una presa di coscienza prima di tutto della persona malata che è l'unico responsabile dell'esito del percorso.

Oggi posso dire, che sono e sarò sempre infinitamente grata a ChiaraSole, meravigliosa donna, esempio e guida per me, il mitico dott. Matteo Mugnani e le mie compagne di percorso che mi hanno accompagnata verso la vita vera!
Senza di loro non sarei la persona e la mamma che ho scelto di essere senza i condizionamenti della malattia!
La strada è lunga e dolorosa, per tutti, ma la cosa certa è che ne vale sicuramente la pena e alla fine del tunnel la luce c'è!!!

CREDERCI SEMPRE, ARRENDERSI MAI!
Silvia M.

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