Riflessione e testimonianza
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Chi vive tra le grinfie di un sintomo
alimentare, conosce bene questa sensazione. La difficoltà dello stare
con se stessi, tra i propri pensieri e le proprie emozioni, in compagnia
unicamente della propria persona.
Capita di avere un sintomo anche
"solo" per “noia”.
O quello che crediamo essere noia…
Quel vuoto
angosciante, quel senso di solitudine, di confusione e di chiusura nei
confronti del mondo e verso se stessi…
Tra le molteplici funzioni di un sintomo, c’è
anche quella del sintomo come riempitivo. Scelgo inconsciamente di
ricorrere ad un sintomo per colmare il burrone che è in me.
Il vuoto
è molto difficile da accettare.
Ma con l’aiuto di un percorso
introspettivo, ho capito quanto sia utile stare nella sensazione di
vuoto. All’inizio non è stato facile, specie quando mi veniva
consigliato di
stare ferma, di non riempire ogni momento della giornata con
l’iperattività (sintomo vero e proprio).
Starmene semplicemente
seduta a pensare ha comportato un’enorme frustrazione.
Ma non riempire
quei momenti mi ha permesso di far fruttare il vuoto.
Il vuoto
nasconde una grande ricchezza: la possibilità di creare. Di far nascere
qualcosa dal nulla. Dare vita a pensieri, riflessioni, obiettivi,
progetti di vita… modi per impegnare le proprie energie altrimenti
incanalate in attività autodistruttive come quelle sintomatiche.
Dobbiamo riconoscere il potere del vuoto.
Sento un vuoto, lo
interrogo (con l’aiuto di professionisti specializzate), e penso a come impiegare
il mio tempo IN MANIERA SANA.
Perché il vuoto, se accoltato e sentito
nella sua interezza, permette di far nascere cose meravigliose.
State con voi stessi\e. Anche se è dura all’inizio. Datevi la
possibilità di conoscervi. Siate alleati\e di voi stessi\e. Sempre e
comunque!
Silvia G.
I disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge eating, ecc.) sono patologie incredibilmente dolorose. Il sintomo evidente riguarda sempre il cibo e il corpo, ma è necessario ricordare che si tratta di un male molto profondo, per questo è importante andare oltre alla superficie sintomatica. I sintomi alimentari comunicano emozioni, dolore e sono la manifestazione di un disagio storico spesso incomprensibile anche per chi lo vive. I sintomi alimentari diventano, paradossalmente, una sorta di rifugio inconsapevole dalla realtà che ha fatto e fa male. Il corpo e il cibo come oggetti che ci si illude di poter controllare. spesso si ritiene che l’unico problema di chi soffre di queste patologie sia proprio quello del corpo, ciò che trae in inganno è proprio il termine DIMAGRIRE. Sul corpo ogni persona materializza il dolore interiore e in questo modo cerca di “dimagrire” proprio quel dolore che in quel momento non ha un nome. I pensieri riguardanti corpo, cibo e i relativi sensi di colpa, imprigionano mente e cuore di chi soffre di questi mali. Chiedere aiuto è il modo per comprenderne a pieno il significato storico e presente.