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L’amore non cura una grave malattia. Questo è un
dato assodato, assolutamente certo, perché se l’amore potesse curare,
probabilmente non esisterebbero persone malate, dato che un po’ tutti
siamo amati da qualcuno. (Ovviamente però l'amore può tanto,
parliamone).
Questa riflessione è per tutte quelle
persone che vivono accanto ad una persona amata che ha una bestia feroce
dentro e cioè una grave malattia. Queste possono partire dalla mente e
logorare l’organismo e/o viceversa.
Non esistono malattie di serie A
o di serie B… quando sono gravi, sono gravi e basta: significa che
mettono a serio repentaglio la vita di chi ne soffre. Quindi
definitivamente depennata la serie B.
La riflessione parte sia dalla
mia esperienza personale, sia da quanto ho imparato in questi anni… da
ex paziente, da operatore e da moglie di un uomo meraviglioso che da
circa due anni ha un linfoma leucemico.
In questi anni, nei reparti
di oncoematologia (e non solo lì), ho assistito a famiglie sgretolarsi,
a persone che lasciavano la cura, a colpevolizzazioni dettate dalla
disperazione, a malati terminali e a davvero tante altre situazioni
drammatiche.
Il punto è che prima di tutto viene la persona che porta
la malattia e subito dopo chi la ama. Purtroppo non c’è molto aiuto per
amici e familiari e allora parliamone un po’.
Per ogni male c’è una
sorta di decalogo di cosa è meglio non dire alla persona amata, ad
esempio per i disturbi alimentari noi abbiamo scritto alcuni consigli
nel seguente link:
http://www.chiarasole.it/AAA/Come-aiutare-chi-soffre-di-disturbi-Alimentari-DCA.html
Ma la riflessione vuole essere assolutamente trasversale e non mirata ad
un singolo ambito.
A mio avviso la primissima cosa per chi è vicino
ad una persona che porta un mostro dentro è quella di
prendersi cura di
se, prima che della persona amata. Può sembrare egoistico, invece è
tutt’altro. La sofferenza, la preoccupazione, la paura possono avere il
potere di annebbiare la mente e togliere tutte le energie che servono,
quindi il prendersi cura di se, significa mantenere salde le proprie
energie. E, se tu stai bene, se sei nel pieno delle tue energie, anche
la persona che ami ne beneficerà!
Come scritto è vero che l’amore non cura, ma può tanto, anzi
tantissimo: può sostenere sia a livello pratico che emotivo, dare
ulteriori ragioni per lottare, può essere un grande motore. Ma se la
persona vicina si avventura verso l’abnegazione totale, non avrà la
forza, nel tempo, di star accanto a chi sta male e neanche a far fronte
a quelli che sono i propri doveri relativi alla quotidianità.
Proprio
per questo è molto importante prendersi dei momenti completamente
propri, foss’anche 10 minuti per staccare, per ricaricarsi: per
prendersi cura di se, appunto.
Un no assoluto al senso di impotenza, perché
ogni persona che ama fa tutto quello che può, ma sono le cure specifiche
a dover fare il proprio corso… Se ci si lascia andare al senso di
impotenza sarebbe come affermare che esiste l’onnipotenza e tutti noi
sappiamo che non è così.
Un altro no a qualunque forma di senso di
colpa: questi pensieri tolgono energia e non aiutano nessuno.
Sicuramente è molto importante non lasciarsi sfuggire frasi del tipo
“starò bene quando tu sarai guarito/a” perché la persona amata si trova
in trincea contro quel mostro e non è giusto che senta un’ulteriore
responsabilità verso i propri cari. Anche perché chi sta male sa molto
bene che il suo benessere è GIOIA per chi gli è accanto.
Le gravi malattie sono profondamente
destabilizzanti e spesso si rivelano situazioni più grandi di noi: non
bisogna avere paura o vergogna di chiedere aiuto che sia concreto o
anche psicologico, perché ognuno viene scaraventato in una nuova realtà
che spaventa ed in casa si ha, in un lampo, un feroce ospite
indesiderato: quel male.
Tenere sempre presente l’obiettivo è di
grande aiuto per mantenere i nervi saldi di fronte a qualunque
situazione spiacevole e che porta preoccupazione.
Un’altra cosa
importante, sempre che non ci siano necessità mediche, è non trattare la
persona amata da malato e quindi non fare per lui/lei cose che
potrebbero fare da solo, perché la vita DEVE continuare a scorrere.
So bene che non appena arriva la notizia dell’arrivo di quella malattia
terribile e pericolosa per un momento (il tempo è personale) si ha come
la sensazione che il mondo si sia fermato, ma che nessuno lo sa. Si
perde per un attimo il proprio centro, il proprio equilibrio, ma poi
“accomodandosi” nella nuova situazione, iniziando a guardarla per quella
che è senza auto vittimismo, ne drammatizzazione, si comincia a
riorganizzare la vita per renderla utile alla situazione stessa.
E’
inoltre importante informarsi, anzi, oserei dire, studiare per conoscere
appieno il male della persona amata, al fine di poter confrontarsi con
cognizione di causa con i referenti scelti.
Un’altra cosa molto
difficile è quella di impedire con ogni mezzo lecito, amorevole e
incisivo che chi sta male abbandoni le cure necessarie. E’ un compito
arduo, ma fondamentale, perché qualunque cura comporta grande sofferenza
ed è comprensibile che in certi momenti la persona che sta male abbia il
desiderio di mollare tutto.
Inoltre è necessaria una grande
regolarità a partire dal nutrirsi, al dormire… non va sottovalutato
nulla.
Cercare di non preoccuparsi del tempo: per ogni malattia ci
vuole il tempo che ci vuole e, solitamente, si tratta di un tempo lungo:
sempre avanti, ma senza fretta.
Un’ultima cosa… di qualunque malattia si
tratti amici, parenti e conoscenti, con sicuro interesse e in buona
fede, sono pronti a darti consigli, suggerimenti e varie soluzioni…
Ebbene, quando si soffre si può essere facilmente influenzabili, quindi
l’invito è quello di mantenersi saldi al percorso scelto e fare tutte le
domande del caso agli specialisti che si stanno prendendo cura della
persona amata.
E’ bene non cercare di far tacere o
nascondere le proprie emozioni, perché i momenti bui sono normali,
quindi concedersi sempre di sentire tutto il dolore che si sta vivendo,
altrimenti si accumula e diventa autodistruttivo.
Una persona malata ha bisogno di realtà,
perché la malattia gliela nega, quindi portare sempre la verità di
tutto, evitando, magari, le preoccupazioni di ogni giorno di poco conto
e quindi non sfogarsi con chi sta male portandogli un ulteriore peso.
Non perdere occasione per dire a chi ami cosa
provi per lui/lei... Come detto l'amore non cura, ma può tanto.
E, di nuovo, mi raccomando, prenditi cura di te, se desideri
prenderti cura di chi ami.
Mi rendo conto che sono tutte cose
difficili, ma vi assicuro, non impossibili.
Ti e vi auguro il meglio
e anche di più.
Crederci sempre, arrendersi mai e avanti tutta.
ChiaraSole Ciavatta
I disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge eating, ecc.) sono patologie incredibilmente dolorose. Il sintomo evidente riguarda sempre il cibo e il corpo, ma è necessario ricordare che si tratta di un male molto profondo, per questo è importante andare oltre alla superficie sintomatica. I sintomi alimentari comunicano emozioni, dolore e sono la manifestazione di un disagio storico spesso incomprensibile anche per chi lo vive. I sintomi alimentari diventano, paradossalmente, una sorta di rifugio inconsapevole dalla realtà che ha fatto e fa male. Il corpo e il cibo come oggetti che ci si illude di poter controllare. spesso si ritiene che l’unico problema di chi soffre di queste patologie sia proprio quello del corpo, ciò che trae in inganno è proprio il termine DIMAGRIRE. Sul corpo ogni persona materializza il dolore interiore e in questo modo cerca di “dimagrire” proprio quel dolore che in quel momento non ha un nome. I pensieri riguardanti corpo, cibo e i relativi sensi di colpa, imprigionano mente e cuore di chi soffre di questi mali. Chiedere aiuto è il modo per comprenderne a pieno il significato storico e presente.
Gli eBook sono scaricabili gratuitamente: