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I Sintomi nei Disturbi Alimentari

riflessione

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La cura per chi soffre di disturbi alimentari

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La cura per chi soffre di disturbi alimentari

Quando si parla di disturbi del comportamento alimentare come anoressia, bulimia e binge eating ci si sofferma molto su quelli che sono gli oggetti sintomatici e cioè la condotta alimentare: che sia restrizione, abbuffata, vomito o la percezione del corpo... chi soffre di questo male avverte il proprio corpo come abnorme, infinito, spesso deforme indipendentemente dal proprio peso specifico... ed è terribile.. diventa una vera e propria questione di vita e di morte!
Questi sono i SINTOMI di una malattia molto grave che può portare alla morte ma che allo stesso tempo può essere guarita.
I sintomi sono un silenzio sordo che grida, che cerca disperatamente di comunicare, chiede implicitamente e inconsciamente aiuto, un silenzio affamato di vita.
Ma ribadisco che è bene non dimenticare che si tratta di sintomi di un disagio o meglio di tanti disagi drammaticamente nascosti e che troppo spesso la persona stessa non è in grado di riconoscere perché sedata da questi sintomi che portano grandissima anestesia.
È di fondamentale importanza, attraverso un percorso di cura, andare a ricercare le cause che hanno portato la persona, piena di sofferenza, a comprendere come mai si è ammalata.
I sintomi alimentari sono la conseguenza di qualcosa di infinitamente grande: cercherò di fare un esempio su qualcosa di banale, ma che cerchi di spiegare cosa sto cercando di significare:
"Quando una persona ha molta tosse questo è un sintomo di qualcosa e, da un punto di vista medico, è bene andare a fare delle indagini per comprendere se dietro a quella tosse esiste tipo una bronchite una broncopolmonite o qualcos'altro di cui prendersi cura."
Ogni malattia più o meno grave comincia con dei sintomi e poi è necessario andare a comprendere profondamente che cosa li ha provocati e questo, per quanto riguarda il complesso mondo dei disturbi alimentari, è un viaggio dentro sè stessi da fare mai da soli ma con l'aiuto di professionisti specializzati che conoscono quella lingua così diversa da un lessico comune.
Ovviamente con questo mio scritto non voglio banalizzare i sintomi dei disturbi alimentari perché sono massacranti e ti imprigionano, ma cercare di dare una chiave a tutti per provare a leggere in cosa consiste questa così apparentemente incomprensibile malattia.
Ogni grave malattia, ribadisco, comincia con dei sintomi spesso gravi e poi è compito dei professionisti, unitamente alla collaborazione di chi sta male, andarne a ricercare le cause per potersi prendere cura anche di queste.
Faccio un altro esempio... una persona un giorno si sveglia con dei linfonodi gonfi può essere nulla o può essere tutto poi dopo un'approfondita indagine diagnostica potrebbe rivelarsi un infiammazione dei linfonodi oppure una leucemia e in quel caso ci si prende cura della malattia nel senso completo e non solo dei linfonodi gonfi.
Ogni malattia, nessuna esclusa, ha un tempo di incubazione per poi scoppiare con sintomi disarmanti.
Chi soffre di disturbi alimentari, così come ho fatto anch'io, lamenta con infinito dolore il suo modo di mangiare o non mangiare e la percezione del corpo, ma tutto questo è provocato da mondi molto molto più profondi nascosti in dei cassetti ben chiusi dentro sè stessi.
Ebbene, con un percorso di cura piano piano è di fondamentale importanza andare ad aprire ogni singolo cassetto e rielaborarne il contenuto.
Cibo e dimagrire sono sintomi di un mondo sommerso tutto da scoprire, se è vero che da una parte fa tanto male, dall'altra è un meraviglioso viaggio dentro sè stessi che porta a conoscersi veramente e anche ad imparare a prendersi cura di sé ogni giorno in base alle proprie esigenze e alla propria sensibilità, alla propria natura e alle proprie necessità.
Ovviamente i sintomi alimentari non vanno sottovalutati proprio per la loro pericolosità per i danni e rischi che comportano, nel contempo un percorso di cura e l'unico modo per arrivare a non averne più bisogno e cioè a non avere più bisogno di andare ad anestetizzare tutto ciò che ha fatto male e che continua a far male al fine di non andare ad anestetizzare ogni forma di emozione a partire da quelle brutte fino ad arrivare a quelle belle.
Nella cura dei disturbi alimentari esistono tanti, tantissimi approcci differenti e io (noi a MondoSole) credo a questo e cioè ad un percorso che risponda alla terrificante domanda che ognuno si è posto: PERCHE’? PERCHE’???? PERCHE’ A ME TUTTO QUESTO DOLORE??? E' dunque IMPORTANTE lavorare sul proprio passato dato che continua ad essere un muro nel presente e nella costruzione di un futuro stabile.
ChiaraSole Ciavatta

 

Riflessione ideale anoressico

ana dca ti divora da dentro

Si è portati a pensare che l’anoressia sia solo restrizione assoluta alimentare.
Così come si pensa che una persona ammalata di anoressia sia solo una persona di pochi chilogrammi.
A me sembra decisamente riduttivo!
E’ vero che molte persone arrivano a pesare pochi chili, ma quelle stesse persone quando hanno cominciato a variare la loro alimentazione pesavano diversamente e non erano forse comunque anoressiche?
Il vocabolario descrive l’anoressia mentale come sindrome nevrotica caratterizzata dal rifiuto sistematico del cibo e questa è l’idea comune delle persone, ma assolutamente riduttiva e incompleta del dramma che si vive.
L’anoressia è una forma mentis.
Quando io ero anoressica ho vissuto brevi periodi di digiuno. Ricordo le mie giornate profondamente ossessive. Ogni cosa aveva orari. Il mio ideale di perfezione era assolutamente surreale. A scuola dovevo avere tutti 11: un 9 era un fallimento.
I cibi erano accuratamente selezionati. Gli affetti dovevano essere controllati. Ogni cosa doveva essere sotto il mio controllo e se non lo era vivevo frustrazioni dolorose. Non sentivo la stanchezza grazie all’iperattività e ai nervi anoressici che mi tenevano su in una forma di euforia onnipotente.
Se qualcuno mi diceva che qualcosa non andava io non gli davo retta, io sapevo cosa dovevo fare.
Io ero anoressica in tutto, in tutte le sfere della vita.
Avevo grandi problemi relazionali con le compagne di scuola. CONTINUA >> 

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