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La bulimia: un pensiero ossessivo

testimonianza riflessione

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La Bulimia è una malattia diabolica

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la bulimia può essere mortale, ma si può guarire

Cos’è la bulimia?
La bulimia è una malattia, da qualche anno riconosciuta come tale.
Ma la bulimia, ancor prima di una malattia, è un inferno interiore che esiste da decine e decine di anni.
Io mi ci sono imbattuta nella bulimia vent’anni fa, in un momento della mia vita in cui non sapevo più chi fossi.
È arrivata senza presentarsi per nome e io l’ho accolta come un’amica alleata, capace di portare la soluzione al mio problema vitale ed ossessivo di allora:
“Come faccio a rimanere magra continuando a mangiare?”.
Tutto è iniziato quasi per gioco, io ero euforica ma la mia ‘amica bulimia’, da li a breve, si sarebbe manifestata in tutta la sua vera natura.
Era novembre del 1996, ero stata tradita da mio marito, in modo plateale, irrispettoso e superficiale, davanti agli occhi di tutto il paese, avevo deciso di separarmi da lui e la sua uscita di casa ha scoperchiato il vaso di Pandora.
Ero ossessionata da una sola cosa: non ingrassare!
Non potevo ingrassare, dovevo essere magra per essere bella, per essere vista, per essere considerata, per non essere lasciata sola, per essere meglio io dell’altra, per essere nuovamente scelta da lui.
Un vero e proprio pensiero ossessivo, infernale che mi prendeva ogni briciolo di energia, tutto e tutta me stessa giravano attorno a quel pensiero!
E proprio quel pensiero ossessivo è servito a coprire, a non sentire, ad anestetizzare un dolore più grande di me, un dolore che non sarei stata in grado di affrontare e di sopportare allora, per la mia età, per come ero io a 26 anni, e per la mia condizione storica famigliare.
Un dolore insopportabile, un inferno che mi ha portata quindi a vivere la bulimia, inizialmente e, in quel momento, come un’amica salvavita, in quel momento di disorientamento mio personale, in quel momento in cui mi sono messa in discussione come donna, come moglie, come mamma, come lavoratrice, come figlia.
E quel disorientamento l’ho letto come fallimento di tutto e tutta me stessa!
Poi, ciò che inizialmente ha rappresentato un’amica salvifica, a poco a poco, in modo subdolo, si è rivelata per ciò che era: una dipendenza mortale, subdola, infernale, diabolica!
Me ne sono accorta solo quando mi ci sono ritrovata annegata dentro completamente!
Poi l’inganno diabolico ed illusorio col quale mi ha tenuta schiava ora dopo ora, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno:
“Fede ancora un’ultima volta, oggi mangio e vomito quello che mi pare poi da domani volto pagina e smetto con tutta questa merda!”
Perché quel giorno arrivasse, arrivasse il giorno in cui sarei riuscita a voltare pagina e a smettere con quell’inferno, ci sono voluti 18 anni, 18 anni in cui non ho mai mollato, in cui ho provato ad uscirne, in cui ho fatto tante esperienze cercando persone che potessero aiutarmi a saltarci fuori.
In questi 18 anni ho incontrato persone che, in buona fede, non avevano idea di come potermi portare alla guarigione definitiva e forse non pensavano neppure potesse avvenire una guarigione definitiva.
Invece guarire definitivamente dalla bulimia era possibile e l’ho scoperto quando ho letto su internet di ChiaraSole fondatrice di MondoSole, centro di cura per anoressia, bulimia, binge.
Nel suo sito, Chiara mandava questo messaggio, che non avevo mai sentito in 18 anni di malattia e che avevo sempre sperato di poter sentire:
“Da anoressia, bulimia e binge si può guarire definitivamente!”.
Ho iniziato il mio percorso di guarigione a MondoSole.
Oggi sono felice di poter testimoniare, io stessa, che da bulimia, anoressia e binge si può guarire definitivamente, si guarisce!
Guarire non è qualcosa che ti viene certificato con una medaglia, un attestato di partecipazione o il conseguimento di una laurea in guarigione.
Ho imparato che la guarigione è quella che decido di scegliere io, ogni giorno, mettendo a frutto gli strumenti e il bagaglio di esperienza che ho fatto mio durante il percorso di cura a MondoSole, in ogni evento che la vita mi presenta.
Ho compreso che non sono sola e che le conquiste importanti della vita si portano a casa con l’aiuto delle persone con le quali abbiamo costruito un rapporto di stima reciproca e che reputiamo essere meritevoli della nostra fiducia.
Oggi sono felice, oggi mi voglio bene e ringrazio il Signore dell’enorme opportunità che mi è stata data, attraverso la bulimia, di potermi scoprire, conoscere e amare, proprio così come sono, esattamente io, me stessa!
Buona guarigione definitiva a tutti!
Federica

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Riflessione ideale anoressico

Un post condiviso da ChiaraSole Ciavatta (@chiarasolems) in data:

Si è portati a pensare che l’anoressia sia solo restrizione assoluta alimentare.
Così come si pensa che una persona ammalata di anoressia sia solo una persona di pochi chilogrammi.
A me sembra decisamente riduttivo!
E’ vero che molte persone arrivano a pesare pochi chili, ma quelle stesse persone quando hanno cominciato a variare la loro alimentazione pesavano diversamente e non erano forse comunque anoressiche?
Il vocabolario descrive l’anoressia mentale come sindrome nevrotica caratterizzata dal rifiuto sistematico del cibo e questa è l’idea comune delle persone, ma assolutamente riduttiva e incompleta del dramma che si vive.
L’anoressia è una forma mentis.
Quando io ero anoressica ho vissuto brevi periodi di digiuno. Ricordo le mie giornate profondamente ossessive. Ogni cosa aveva orari. Il mio ideale di perfezione era assolutamente surreale. A scuola dovevo avere tutti 11: un 9 era un fallimento.
I cibi erano accuratamente selezionati. Gli affetti dovevano essere controllati. Ogni cosa doveva essere sotto il mio controllo e se non lo era vivevo frustrazioni dolorose. Non sentivo la stanchezza grazie all’iperattività e ai nervi anoressici che mi tenevano su in una forma di euforia onnipotente.
Se qualcuno mi diceva che qualcosa non andava io non gli davo retta, io sapevo cosa dovevo fare.
Io ero anoressica in tutto, in tutte le sfere della vita.
Avevo grandi problemi relazionali con le compagne di scuola.

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