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LO SHOPPING COMPULSIVO

 

NEI DISTURBI ALIMENTARI

 

I SOLDI DIVENTANO CIBO E NON BASTANO MAI A RIEMPIRE IL VUOTO CHE HO DENTRO

 

Lo Shopping compulsivo è un vero e proprio sintomo,spesso non riconosciuto e sottovalutato.

Ben diverso dall'acquisto di merce, anche superflua, non sempre controllato e calibrato alle proprie disponibilità economiche, lo shopping compulsivo è spesso determinato delle stesse caratteristiche emotive di una abbuffata alimentare, infatti è animato proprio dalla medesima necessità di colmare un vuoto interiore; tentativo che, a posteriori, ovviamente, risulta essere fallimentare e di conseguenza solo estremamente frustrante correlato da infiniti sensi di colpa.

Così come l'abbuffata di cibo, lo shopping compulsivo e assolutamente incontrollabile nel momento della compulsione e questo fa si che spesso vengano spese, anche inconsapevolmente, ingenti somme di denaro a discapito del proprio patrimonio, anche indebitandosi.

Il momento dell'acquisto assume una connotazione trasgressiva, questo causa un aumento dell'adrenalina in circolo e progressivamente la dipendenza dal sintomo.

Chi non ne è colpito stenta a crederlo, ma dalle testimonianze raccolte si evincono le caratteristiche comuni del fenomeno.

Io in prima persona, essendone stata vittima, posso descrivere dettagliatamente la dinamica del sintomo.

Tante volte, per evitare di abbuffarmi di cibo, o dopo essermi abbuffata, ma non essendo soddisfatta, uscivo a comprare qualcosa, non importava cosa esattamente (proprio come durante le abbuffate alimentari non è importante cosa si mangia, basta buttare dentro e sentirsi piene), poi qualcos'altro e qualcos'altro ancora, come in preda all'estasi... non ero mai soddisfatta, mai appagata,mai veramente ”sazia” (inevitabilmente,visto che il vuoto che percepivo era impossibile da colmare con qualcosa di materiale ed esterno...) e tornavo a casa solo quando avevo finito i soldi (...così come nelle abbuffate ci si ferma solo quando tutto, assolutamente tutto il cibo è finito!)

Poi buttavo la borsa dei miei acquisti in un angolo e le sistemavo solo giorni dopo.

Quando, rinsavita e lucida, guardavo cosa avevo comprato, mi rendevo conto che gran parte delle cose (per lo più vestiti o accessori) non erano assolutamente di mio gusto e che avevo speso tanti soldi inutilmente...ma ne avevo bisogno, NE SENTIVO IL BISOGNO in quello specifico momento, perchè era la mia droga, la mia maledetta droga.

Esattamente come dopo avere ingerito quantità esorbitanti di cibo per seppellire le emozioni: non sentire altro che lo stomaco pieno e dolorante, quando”l'effetto della dose”svanisce ecco arrivare a tormentarmi il senso di colpa. La mia dipendenza da cibo si era spostata nella dipendenza da shopping, ancora una volta nel volerne di più, di più e ancora di più!

La mia coscienza non mi dava pace, avevo lavorato tanto per guadagnarmi i soldi che poi avevo speso così facilmente... poi ne avevo chiesti altri ai miei genitori e continuavo a “investirli” in acquisti pazzi o cibo, ripetendomi ogni volta”questa è l'ultima!”... cercando di nascondere il tutto ai miei famigliari per non deluderli.

Arginare questo sintomo è possibile chiedendo aiuto ad esterni, ma è importante ragionare sul personale bisogno della sua origine.

Spesso è implicato un forte legame, dipendenza o ancora bisogno di rivalsa sulla famiglia di origine o su chi provvede economicamente al mantenimento,ma ogni persona ha vissuti con sfaccettature differenti e dovrà accettare di rinunciare a quello che evidentemente e un godimento malato e deleterio per la mente e per il portafoglio!

Silvia M.

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- una
Associazione per la prevenzione, lo studio e la formazione sui disturbi alimentari (anoressia-bulimia), fondata da ChiaraSole Ciavatta e dal Dott. Matteo Mugnani.               CONTINUA

I disturbi alimentari sono patologie incredibilmente dolorose. Il sintomo evidente riguarda sempre il cibo e il corpo, ma è necessario ricordare che si tratta di un male molto profondo, per questo è importante andare oltre alla superficie sintomatica. I sintomi alimentari comunicano emozioni, dolore e sono la manifestazione di un disagio storico spesso incomprensibile per chi lo vive. I sintomi alimentari diventano, paradossalmente, una sorta di rifugio inconsapevole dalla realtà che ha fatto e fa male. Il corpo e il cibo come oggetti che ci si illude di poter controllare. Spesso si ritiene che l’unico problema di chi soffre di queste patologie sia proprio quello del corpo, ma ciò che trae in inganno è proprio il termine DIMAGRIRE. Sul corpo ogni persona materializza il dolore interiore e in questo modo cerca di “dimagrire” proprio di quel dolore che in quel momento non ha un nome.  CONTINUA



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