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dipendo dunque sono

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"Penso dunque sono", è l'espressione con cui Cartesio esprime la certezza indubitabile che l'uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante. Ebbene quando si è affetti da dipendenza patologica sembra quasi che la capacità di pensare venga totalmente meno. L’unica assoluta certezza di vita è quella di DIPENDERE.

“DIPENDO, DUNQUE SONO”. Non ci si sente sufficienti a se stessi da talmente tanto tempo da non ricordarselo neanche e, nel momento in cui si avverte il godimento che porta alla dipendenza, si ha la certezza di esistere. Un’esistenza “piacevole” e dolorosa allo stesso tempo, ma comunque un’esistenza viva. Senza dipendenza sembra preclusa la vita stessa e nel pieno sintomatico appare impossibile poter vivere senza la sostanza di turno (cibo, alcol, restrizione alimentare, dipendenza affettiva, bulimia sessuale, autolesionismo, ecc…). La dipendenza, nel bene e nel male, da’ un’identità che ci accompagna costantemente. Una compagnia continua. Abita le nostre giornate, la nostra quotidianità e il pensiero fisso di poterci appropriare dell’oggetto del desiderio tanto amato/odiato, diventa necessario. L'unico obiettivo diventa possedere la cosa o la persona da cui si dipendere, ma chiediamoci come mai, anche quando lo si possiede, o si pensa di possederlo, non si avverte un reale senso di profondo benessere....

Il controllo non esiste, così come non esiste la libertà di scegliere al di fuori delle leggi della dipendenza che è la padrona della nostra vita.

Dipendere da qualcosa o qualcuno significa averne bisogno: non riuscire a vivere senza e cioè basare la propria esistenza non su se stessi ma su qualcos’altro. Tutto questo comporta una falsa crescita, dato che ogni cosa che si vive e si fa è in funzioni di altri o di altro.

Nei disturbi alimentari credo che ognuno di noi abbiamo pensato con terrore all’eventualità di non avere più i tanto odiati sintomi: è un grande paradosso, sintomi incredibilmente dolorosi che portano con loro anche una buona dose di godimento. Ricordo chiaramente il dramma che vivevo anche solo nel pensare di non poter avere il mio rifugio, perché la mia dipendenza alimentare per quanto dolorosa la conoscevo, un mondo e una vita senza, mi terrorizzava, dato che non la conoscevo affatto e non avevo gli strumenti per accoglierla.

Non potevo immaginare qualcosa che non conoscevo e non potevo neanche immaginare che tutta quella novità, quella crescita interiore e personale, sarebbe arrivata nel tempo: un passo alla vola attraverso un lavoro interiore che mi avrebbe fatto comprendere profondamente perché avevo così tanto bisogno di dipendere da tutto e da tutti.

Ho compreso che, per svariati motivi, tra cui il mio bisogno di conferme familiari dati i messaggi contraddittori ricevuti, si erano totalmente riversati su tutto quanto era al di fuori di me e quindi ogni approccio che avevo verso la vita era di totale dipendenza… non appena trovavo un qualcosa che ritenevo essere un porto sicuro, non in grado cioè di farmi del male, diventava la mia aria, il mio ossigeno e l’unica cosa per cui vivere! NON ESISTEVA ALTRO! Non esistevo io! L'Altro mi dava la conferma della mia esistenza, perchè io stessa non mi bastavo: io dovevo incorporarlo, io dovevo essere un UNO con l'oggetto sintomatico di turno, con l'oggetto che bramavo in quel momento e dovevo possederlo subito, ORA e poteva trattarsi di cibo oppure di una persona, solo in quel modo mi sentivo completa, perchè come detto tante volte in me era totalizzante il fatto di non sentirmi mai abbastanza e il divorare l'Altro mi assicurava un completamente che in realtà non sarebbe mai avvenuto, perchè quella completezza l'avrei potuta trovare solamente facendo pace con tutti quei traumi che mi avevano portato fino a quel punto!

C’è un’espressione che usiamo spesso a MondoSole ed è quella che è importante imparare a fare baricentro su se stessi. Questa è la prima cosa: comprendere, rielaborare e digerire il proprio passato per vivere il presente e concedersi di costruire il proprio futuro.

Quel baricentro è possibile trovarlo e le dipendenze sono falsi appoggi destinati a svanire.

ChiaraSole

 

 

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- un Centro per l'anoressia, bulimia, binge eating  (DCA) a Rimini, che svolge un servizio di cura, riabilitazione e reinserimento sociale delle persone con disturbi alimentari.
- una Associazione per la prevenzione, lo studio e la formazione sui disturbi alimentari (anoressia-bulimia), fondata da ChiaraSole Ciavatta e dal Dott. Matteo Mugnani.               CONTINUA

I disturbi alimentari sono patologie incredibilmente dolorose. Il sintomo evidente riguarda sempre il cibo e il corpo, ma è necessario ricordare che si tratta di un male molto profondo, per questo è importante andare oltre alla superficie sintomatica. I sintomi alimentari comunicano emozioni, dolore e sono la manifestazione di un disagio storico spesso incomprensibile per chi lo vive. I sintomi alimentari diventano, paradossalmente, una sorta di rifugio inconsapevole dalla realtà che ha fatto e fa male. Il corpo e il cibo come oggetti che ci si illude di poter controllare. Spesso si ritiene che l’unico problema di chi soffre di queste patologie sia proprio quello del corpo, ma ciò che trae in inganno è proprio il termine DIMAGRIRE. Sul corpo ogni persona materializza il dolore interiore e in questo modo cerca di “dimagrire” proprio di quel dolore che in quel momento non ha un nome.  CONTINUA



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